Benché non piacevole nelle sue manifestazioni, l’infiammazione locale (ovvero limitata a una zona del corpo ben precisa) o sistemica (che coinvolge invece l’intero organismo) è un meccanismo di difesa innescato dal sistema immunitario per favorire la guarigione dopo ferite accidentali, danni ai tessuti oppure nel contesto della reazione a infezioni da parte di virus, batteri o altri agenti patogeni, come in caso di infezioni che colpiscono le vie respiratorie superiori e che si manifestano per esempio con mal di gola, se a infiammarsi è la faringe, o mal d’orecchio, in caso di otite.

In persone con una risposta immunitaria ben funzionante, quindi, il processo infiammatorio non deve essere visto come un fenomeno negativo, da azzerare sempre e comunque, ma come una fase cruciale e imprescindibile del percorso che porta alla risoluzione di un problema di salute più o meno rilevante.

Le criticità nascono quando l’infiammazione (detta anche flogosi) supera un certo limite di intensità e/o durata nel tempo, diventando un’aggravante del danno organico o dell’infezione che l’ha innescata oppure trasformandosi essa stessa in una patologia cronica. In questi casi, si deve necessariamente pensare a un trattamento antinfiammatorio.

Un altro tipo di infiammazione dannosa, da contrastare con terapie specifiche, è quella associata alle malattie autoimmuni e allergiche, nelle quali la flogosi è innescata da una risposta immunitaria errata nei confronti di proteine o altre sostanze innocue e/o normalmente presenti nell’organismo o nell’ambiente.

Vediamo quali e quanti sono i possibili tipi di infiammazione che si possono sperimentare nel corso della vita, quali effetti possono avere sull’organismo e come ci si deve comportare nei diversi casi.

 

Infiammazione: cos’è

Un processo infiammatorio si innesca quando stimoli fisici, chimici o biologici (esterni o interni all’organismo) mettono in allerta il sistema immunitario e lo inducono ad attivare tutta una serie di risposte indirizzate a contrastare il pericolo percepito e a ristabilire l’integrità dei tessuti e/o lo stato di salute.

I meccanismi che avviano e sostengono l’infiammazione sono in parte diversi a seconda che si tratti di flogosi acuta (indotta da un danno organico o da un evento infettivo e della durata di pochi giorni) oppure cronica (che si automantiene per lunghi periodi, causando la perdita di funzionalità secondaria dei tessuti) e che la reazione sia locale o sistemica.

Nell’infiammazione acuta indotta da un danno ai tessuti, come per esempio una contusione, un’abrasione, una ferita oppure un’infezione localizzata delle mucose (faringite di natura virale o batterica, cistite, congiuntivite ecc.), nella zona interessata si verificano:

  • la dilatazione dei vasi sanguigni (vasodilatazione), finalizzata a favorire l’aumento del flusso di sangue ai tessuti da riparare; la vasodilatazione è promossa soprattutto dall’istamina (sostanza coinvolta anche nelle reazioni allergiche, liberata da particolari cellule del sistema immunitario chiamate mastociti) e dalle prostaglandine (sostanze chimiche prodotte da vari tipi di cellule, responsabili anche dell’insorgenza del dolore e della febbre);
  • la produzione di citochine pro-infiammatorie e altri mediatori chimici dell’infiammazione che richiamano globuli bianchi (leucociti) nella sede del danno;
  • l’aumento della permeabilità dei vasi sanguigni, finalizzata a promuovere la migrazione dei globuli bianchi e il passaggio di liquido nei tessuti da riparare (con conseguente sviluppo di gonfiore);
  • l’adesione di diversi tipi di globuli bianchi e altre cellule del sistema immunitario, chiamate mastociti, agli agenti patogeni e/o alle sostanze nocive/detriti presenti nell’area infiammata e la loro distruzione per fagocitosi (ossia per degradazione enzimatica dopo essere stati inglobati nelle cellule stesse).

Tutti questi processi chimici e di natura cellulare hanno lo scopo di circoscrivere la zona lesionata, eliminare la sostanza dannosa o l’agente patogeno presenti, avviare un efficiente processo di riparazione tissutale fino alla completa guarigione e, in caso di ferite aperte o di infezioni virali delle mucose, prevenire contaminazioni batteriche o micotiche secondarie. Per esempio, la sinusite acuta (ovvero l’infiammazione dei seni paranasali) è causata generalmente da un’infezione virale, per esempio da rinovirus o virus influenzali. In alcuni casi, però, l’infiammazione causa gonfiore della mucosa, ostacolando il drenaggio del muco e favorendo così la proliferazione di batteri come Streptococcus pneumoniae.

Quando l’agente patogeno o la sostanza che ha indotto l’infiammazione (e l’eventuale ferita) è difficile da eliminare, si può assistere al fenomeno della “suppurazione”, che consiste nella formazione di pus (liquido viscoso composto da globuli bianchi morti, detriti cellulari, batteri e fluido rilasciato dai vasi sanguigni). La suppurazione è generalmente indicativa della presenza di un’infezione batterica, spesso indotta da stafilococchi o streptococchi: due tipi di batteri definiti “piogeni” proprio per la loro capacità di indurre la produzione di pus e determinare l’insorgenza di ascessi. Un esempio di suppurazione è la formazione di placche biancastre in gola in caso di tonsillite.

Quando l’attività infiammatoria è sregolata o di grado molto severo, anziché promuovere la guarigione, può determinare morte cellulare e danno ai tessuti, peggiorando notevolmente le condizioni iniziali e rendendo l’area interessata molto fragile e facilmente aggredibile dagli agenti patogeni. In questi casi, è importante intervenire per attenuare la risposta immunitaria e riportare l’infiammazione entro limiti accettabili.

Una reazione infiammatoria acuta non controllata può, inoltre, diventare cronica, protraendosi per un lungo periodo di tempo e risultando difficile da eliminare con i comuni farmaci antinfiammatori. Allo stesso esito di cronicizzazione si può arrivare dopo ripetuti episodi flogistici più o meno severi nella stessa sede, per esempio, nel caso di infiammazioni delle vie aeree superiori come faringite o tonsillite, che cronicizzano a causa di ripetuti episodi di infezioni acute. Oppure, in alcuni casi, condizioni di infiammazione cronica a livello di diversi organi o apparati si instaurano dopo un’infiammazione acuta associata all’infezione da parte di agenti patogeni molto “resistenti” o sostanze chimiche, che il sistema immunitario fatica a eliminare completamente dall’organismo.

Esistono anche forme di infiammazione cronica che non dipendono da stimoli esterni, ma che si instaurano a causa di un’attività spontanea abnorme del sistema immunitario, a carico di specifici organi o tessuti oppure diffusa a più livelli. È ciò che avviene in molte malattie infiammatorie croniche (con o senza una base autoimmune), come l’artrite reumatoide, il lupus eritematoso sistemico (LES), la psoriasi, la dermatite atopica, le malattie infiammatorie croniche intestinali, la sclerosi multipla, ecc.

In questi casi, l’infiammazione acuta a carico di un particolare organo o tessuto tende a manifestarsi in modo “oscillante”, con episodi di riacutizzazione più o meno severi nel contesto di un’infiammazione cronica di base di basso grado.

Altri esempi di infiammazione acuta occasionale nel contesto di una malattia cronica sono le riacutizzazioni di asma allergico,  rinosinusite allergica, ’orticaria e broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), nelle quali la flogosi è innescata dall’esposizione alle molecole verso le quali si è sensibilizzati (allergeni) oppure a fattori scatenanti di vario tipo, come il fumo di sigaretta, l’inquinamento atmosferico, l’aria fredda, le infezioni respiratorie, ecc.

 

Infiammazione: i sintomi

Segni e sintomi dell’infiammazione acuta e cronica localizzate sono molto caratteristici e facili da riconoscere anche per l’occhio inesperto. I principali comprendono:

  • dolore di intensità generalmente commisurata al grado di flogosi e gonfiore;
  • edema (ossia gonfiore, dovuto all’accumulo di liquido nei tessuti);
  • calore, con aumento della temperatura percepibile al tatto;
  • bruciore e/o prurito;
  • rossore cutaneo o intenso arrossamento delle mucose;
  • limitazione della funzionalità della zona interessata (specie se si tratta di un’articolazione);
  • febbre (soprattutto in presenza di infezioni batteriche).

Altri segni e sintomi sono legati all’organo coinvolto nel processo infiammatorio. Quindi, per esempio, si avranno:

  • difficoltà a respirare e deglutire se a essere infiammata è la gola;
  • problemi di udito o fuoriuscita di liquido dall’orecchio (otorrea) in presenza di otite media;
  • abbassamento o perdita della voce in caso di infiammazione della laringe;
  • sensazione di pressione intorno agli occhi o a livello della fronte se si sviluppa una sinusite;
  • gonfiore ai linfonodi del collo in presenza di tonsillite;
  • lacrimazione e intolleranza alla luce in caso di congiuntivite (infiammazione della membrana che riveste internamente le palpebre);
  • bruciore allo stomaco in presenza di gastrite;
  • dolore addominale, gonfiore e diarrea in caso di malattie infiammatorie croniche intestinali;
  • intenso bruciore e necessità di urinare spesso e con urgenza se ci sono cistite o prostatite (rispettivamente, infiammazione della vescica urinaria e della prostata).

L’infiammazione sistemica acuta determinata da infezioni virali o batteriche a carico ad esempio dell’apparato respiratorio, o generalizzate (sepsi) è, di norma, segnalata da febbre e malessere più o meno marcati, in funzione della severità dell’infezione stessa.

L’aumento dell’infiammazione sistemica cronica è più subdolo e difficile da riconoscere perché le manifestazioni sono molto sfumate e poco specifiche. Le principali comprendono:

  • dolore generalizzato a muscoli e articolazioni;
  • stanchezza persistente non giustificata;
  • disturbi del sonno;
  • depressione, ansia o altre alterazioni dell’umore;
  • disturbi gastrointestinali (difficoltà digestive, diarrea, stipsi, dolore addominale, ecc.);
  • perdita o aumento di peso;
  • infezioni

Quando si presentano questi sintomi, è necessario interpellare il medico che valuterà quali indagini ed esami diagnostici effettuare, come per esempio esami del sangue mirati per misurare gli “indici di flogosi”, che sono perlopiù molecole o proteine rilasciate nel circolo sanguigno in presenza di infiammazione di una certa importanza. I test di questo tipo eseguiti più comunemente sono la VES (velocità di eritrosedimentazione), la PCR (proteina C reattiva) e la PCT (procalcitonina).

 

Infiammazione: le cause

Come anticipato, a causare l’infiammazione possono essere stimoli molto diversi, accomunati dal fatto di produrre un danno cellulare e una sensibilizzazione del sistema immunitario, che si attiva per riparare l’insulto e rimuoverne i fattori scatenanti.

Le principali cause di infiammazione acuta nella vita quotidiana sono:

  • infezioni da virus o batteri (locali o sistemiche);
  • contusioni;
  • distorsioni articolari e fratture;
  • lesioni traumatiche o da usura di tendini e legamenti;
  • stiramenti e strappi muscolari;
  • ferite accidentali o incisioni chirurgiche;
  • ustioni cutanee da calore o raggi solari;
  • esiti di contatto, inalazione o ingestione di sostanze caustiche (acido muriatico, ammoniaca, soda caustica, candeggina, ecc.);
  • contatto o inalazione di sostanze chimiche o naturali irritanti o allergizzanti;
  • radiazioni, somministrate per la radioterapia contro i tumori (infiammazione di tessuti profondi) o da esposizione solare intensa (infiammazione cutanea);
  • reazione infiammatoria a farmaci (come effetto collaterale spontaneo o dopo esposizione della cute ai raggi solari);
  • ischemia (interruzione dell’apporto di ossigeno, per esempio al cuore durante un infarto cardiaco o a una parte del cervello a causa di un ictus cerebrale).

Le principali cause di infiammazione cronica sono, invece, le già citate malattie infiammatorie croniche, con o senza base autoimmune, le infezioni e altre forme patologiche croniche che debilitano molto l’organismo.

Un’infiammazione sistemica cronica di basso grado può essere aggravata anche da fattori legati allo stile di vita, come il fumo di sigaretta, il consumo eccessivo di alcolici, l’alimentazione ricca di grassi, zuccheri raffinati e alimenti industriali, lo stress acuto intenso o prolungato nel tempo, condizioni di depressione, disturbi del sonno, ecc.

 

Infiammazione: come trattarla

Per un corretto trattamento dell’infiammazione è innanzitutto indispensabile distinguere tra infiammazione acuta o cronica, locale o sistemica.

Per farlo è sempre indispensabile sottoporsi a una visita da parte del medico di famiglia o di uno specialista e, se necessario, ad alcuni esami del sangue e strumentali preliminari, per ottenere una diagnosi precisa e le indicazioni di cura appropriate.

In generale, per contribuire ad alleviare il dolore e l’infiammazione si possono assumere farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) per bocca, per esempio sotto forma di granulato da sciogliere in acqua, compresse o capsule. In particolare, in presenza di infiammazione acuta dovuta a comuni infezioni virali delle vie respiratorie o all’influenza, questi farmaci permettono di alleviare rapidamente la flogosi a carico della gola, il malessere generale e la febbre.

Per la cura di una flogosi locale acuta dovuta a traumi articolari o muscolari o alla riacutizzazione di un’infiammazione articolare cronica, solo nei casi in cui non è presente una ferita aperta (abrasione, taglio, ustione) si può optare anche per farmaci topici da applicare direttamente sulla zona interessata. Inoltre, in questi casi è consigliata, innanzitutto, la strategia RICE, acronimo che sta per:

  • Rest, riposo;
  • Ice, applicazione ciclica di ghiaccio o altro impacco freddo;
  • Compression, compressione, con fasciatura abbastanza stretta;
  • Elevation, sollevamento della parte interessata) che permette di contenere il danno, contrastare la vasodilatazione, l’ematoma/perdita di sangue, il rilascio di molecole pro-infiammatorie, la trasmissione degli stimoli dolorosi al sistema nervoso centrale, l’accumulo di liquido nei tessuti e il conseguente edema.

Numerosi studi hanno, inoltre, indicato che alcuni accorgimenti di stile di vita possono aiutare a contenere il grado di infiammazione sistemica e contribuire a tutelare la salute su vari fronti. Tra questi, ci sono:

  • una dieta sana e bilanciata, basata su frutta e verdura fresche, cereali integrali, legumi, pesce azzurro, olio di oliva, noci, tè e caffè;
  • l’assunzione di alimenti ricchi di vitamine e altri composti antiossidanti (vegetali giallo-arancio o rosso-viola) o integratori mirati;
  • l’assunzione di preparati probiotici e/o prebiotici che supportano l’equilibrio del microbiota intestinale;
  • l’attività fisica regolare moderata;
  • il mantenimento del peso corporeo nella norma;
  • la riduzione delle stress psicoemotivo, dell’ansia e della depressione;
  • il sonno notturno di durata adeguata (7-8 ore per notte) e di buona qualità.