Pensando all’orecchio a volte ci si limita a considerare solo la parte esterna, sottovalutando o addirittura ignorando le delicate e complesse strutture interne, se non quando, interessate da qualche problema di salute, non funzionano come dovrebbero e si fanno “sentire” con sintomi come dolore, riduzione della capacità uditiva (ipoacusia), ma anche vertigini.

Oltre a rappresentare una delle nostre finestre sul mondo, permettendoci di percepire suoni e rumori provenienti dall’esterno, l’orecchio gioca infatti un ruolo importante anche nel consentire al nostro corpo di stare in equilibrio, sia quando è fermo sia quando è in movimento.

Proviamo quindi ad approfondire l’anatomia dell’orecchio e il suo funzionamento per poi fare una breve rassegna delle più comuni malattie che possono interessarlo.

 

Cos’è l’orecchio

L’orecchio umano è un organo pari, ovvero presente in duplice unità, poste simmetricamente ai lati della testa. Esso costituisce la parte periferica sia dell’apparato uditivo sia del sistema vestibolare, preposti rispettivamente al senso dell’udito, ossia alla percezione dei suoni, e al senso di propriocezione ed equilibrio, ossia alla percezione e al controllo della posizione e del movimento del corpo nello spazio.

 

Com’è fatto l’orecchio

L’orecchio ha una struttura piuttosto complessa, che si suddivide in:

  • orecchio esterno
  • orecchio medio
  • orecchio interno.

L’orecchio esterno è la porzione visibile dell’apparato uditivo. Esso comprende due parti: il padiglione auricolare, dalla forma concava, e il condotto uditivo esterno (detto anche meato acustico esterno), un canale tubolare che si estende verso l’interno del cranio per terminare nella membrana timpanica (o semplicemente timpano), che la separa dall’orecchio medio. Il condotto uditivo è rivestito da ghiandole che producono cerume, sostanza che ha una funzione protettiva, in quanto è in grado di ostacolare o respingere l’ingresso di impurità e detriti.

L’orecchio medio, come si intuisce, è la porzione intermedia, uno spazio pieno d’aria, delimitato verso l’esterno dalla membrana del timpano e verso l’interno da un’altra membrana, più piccola, nota come finestra ovale. Esso ospita, all’interno di un incavo osseo (detto cavità o cassa timpanica), tre ossicini – il martello, l’incudine e la staffa – che, articolandosi tra loro, formano una catena che collega le due membrane: il martello è collegato da una parte al timpano e dall’altra all’incudine. Questa si articola poi con la staffa che, per finire, è in contatto con la finestra ovale.

Un sottile condotto, noto come tuba o tromba di Eustachio, mette in comunicazione la cavità timpanica con la porzione superiore della faringe, localizzata dietro il naso, permettendo di ossigenare l’orecchio medio, facilitare il drenaggio del muco dalla cavità timpanica e, non ultimo, mantenere in equilibrio la pressione dell’aria su entrambi i lati del timpano.

L’orecchio interno è costituito da due strutture, poste una dentro l’altra, il labirinto osseo e il labirinto membranoso. Il primo è sostanzialmente costituito da un gruppo di cavità ossee scavate all’interno dell’osso temporale del cranio: una parte centrale, nota come vestibolo da cui si dipartono, posteriormente, tre canali semicircolari e, anteriormente, una struttura a forma di spirale, la coclea.

Il labirinto membranoso comprende invece il dotto cocleare (all’interno della coclea), tre dotti semicircolari (contenuti nei tre canali ossei), e, dentro il vestibolo, due sacche note con i termini di sacculo e utricolo. Un liquido chiamato perilinfa riempie il labirinto osseo, mentre in quello membranoso si trova un altro fluido, l’endolinfa.

Nell’orecchio interno sono inoltre presenti cellule specializzate ciliate che fungono da recettori sensoriali: quelle nella coclea, che si trovano in una particolare struttura, nota come organo del Corti, intervengono nella percezione uditiva, mentre quelle nel vestibolo, presenti in particolare nei dotti semicircolari, nell’utricolo e nel sacculo, sono coinvolte nella percezione del movimento e nel controllo dell’equilibrio.

Da tali strutture poste nel vestibolo e nella coclea, infine, hanno origine rispettivamente la porzione vestibolare e quella cocleare del nervo acustico, che trasmette le informazioni uditive e dell’equilibrio al cervello.

 

Come funziona l’orecchio

Dopo aver visto nel dettaglio come è costituito l’orecchio, scopriamo, in maniera molto semplificata, il suo duplice meccanismo di funzionamento.

L’orecchio nel suo insieme ha innanzitutto una funzione uditiva: permette di percepire suoni e rumori provenienti dall’ambiente esterno, consentendo anche di distinguerne diverse caratteristiche, come tono e intensità, e li invia al cervello dove vengono elaborati e interpretati.

Le onde sonore provenienti dall’esterno vengono convogliate dal padiglione auricolare nel condotto uditivo esterno, arrivando così al timpano e facendolo vibrare. Le vibrazioni della membrana timpanica vengono quindi trasferite alla catena dei tre ossicini che, amplificandole, le trasmette, attraverso la finestra ovale, ai fluidi presenti nell’orecchio interno, la perilinfa e l’endolinfa. I movimenti dell’endolinfa arrivano a sollecitare le cellule ciliate presenti nell’organo del Corti. A tali cellule spetta il compito di effettuare la cosiddetta trasduzione meccano-elettrica: convertono cioè le vibrazioni meccaniche in impulsi elettrici, che vengono infine inviati, attraverso le fibre del nervo acustico, al cervello.

Nella porzione più interna dell’orecchio si trova il sistema vestibolare periferico, che ha la funzione di rilevare la posizione e il movimento della testa nello spazio, per consentire poi, a livello cerebrale, la coordinazione della postura, dell’equilibrio e dei movimenti oculari.

In risposta ai movimenti del capo e a seconda della direzione in cui esso si muove, infatti, si verifica un diverso spostamento dell’endolinfa, che va così ad attivare le cellule ciliate vestibolari, che convertono i movimenti meccanici in impulsi elettrici, per inviarli poi al cervello.

 

I disturbi dell’orecchio più comuni

Sono molteplici le condizioni patologiche che possono interessare l’orecchio. Qui di seguito ne ricordiamo alcune delle più comuni.

A livello dell’orecchio esterno, uno dei disturbi più comuni, che probabilmente tutti hanno sperimentato almeno una volta nella vita, è il cosiddetto tappo di cerume. Si tratta di un’occlusione del condotto uditivo esterno dovuta all’accumulo della secrezione ceruminosa, che può causare dolore, senso di pienezza, prurito, lieve perdita di udito.  Alla base vi è spesso una scorretta igiene auricolare: l’inserimento lungo il condotto di bastoncini cotonati con l’intento di rimuovere il cerume, infatti, tende a spingerlo in profondità, verso il timpano, e a compattarlo. In genere è sufficiente la visita perché il medico individui il tappo e possa procedere alla sua rimozione.

Tra le malattie più comuni rientra anche l’otite esterna, l’infiammazione del condotto uditivo esterno, che spesso riconosce, come cause, infezioni, per lo più batteriche o fungine, acquisite di frequente in ambienti umidi come le piscine (non a caso questa otite è conosciuta anche come orecchio del nuotatore). I sintomi comprendono rossore, prurito, lieve disagio all’orecchio e sensazione ovattata, che possono però peggiorare in assenza di trattamento, portando a dolore intenso e, a volte, anche febbre. Per la diagnosi solitamente sono sufficienti la visita e l’esame obiettivo dell’orecchio; la cura prescritta dal medico prevede farmaci antibiotici in caso di infezione batterica o antimicotici se a causare l’otite è un’infezione fungina, e farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) per lenire il dolore.

Anche l’orecchio medio può essere soggetto a un’infiammazione, acuta o cronica, definita appunto otite media. Anch’essa è spesso di origine infettiva e, in particolare, può rappresentare la complicazione di infezioni delle alte vie aeree: le secrezioni infette provenienti dal naso e dalla gola possono risalire, attraverso la tuba di Eustachio, fino all’orecchio medio, premendo sul timpano. Ciò accade più frequentemente nei bambini perché la loro tuba è più orizzontale rispetto a quella degli adulti e proprio la minore pendenza può, da un lato, ostacolare il normale drenaggio della cavità timpanica e, dall’altro, facilitare la risalita del materiale infetto. I sintomi possono includere otalgia (mal d’orecchio), febbre, sensazione di orecchie tappate, fuoriuscita di secrezioni dall’orecchio (otorrea) e, a volte, perforazione del timpano. In genere il medico prescriverà l’assunzione di FANS per alleviare il dolore e, se l’infezione è di natura batterica, una terapia antibiotica; l’eventuale danno timpanico di solito guarisce da solo.

Altro problema che può coinvolgere l’orecchio medio è il barotrauma, lesione che può verificarsi a danno del timpano, in presenza di variazioni repentine della pressione esterna (per esempio durante il decollo di un aereo), non compensate adeguatamente dalla tuba di Eustachio. Infatti, se la pressione dell’aria nel condotto uditivo, determinata dall’aria esterna, e quella dell’orecchio medio sono sbilanciate, il timpano non riesce a vibrare normalmente e ciò causa fastidio o dolore all’orecchio, senso di pienezza e lieve o moderata ipoacusia. Deglutire, masticare un chewing-gum o sbadigliare favorisce l’apertura della tromba di Eustachio e consente all’orecchio medio di ricevere più aria, riequilibrando la pressione e migliorando i sintomi, ma attuare tali consigli potrebbe non essere sufficiente in presenza di condizioni che limitano la funzionalità della tuba (come un raffreddore o un’otite media) o di disfunzioni della stessa. Il barotrauma tende a risolversi spontaneamente, eventualmente con il supporto di farmaci antinfiammatori non steroidei per alleviare il disagio. Nei casi più seri potrebbero verificarsi dolore intenso, sanguinamento dall’orecchio, rottura del timpano, ronzii e ipoacusia grave, e, raramente, lesioni all’orecchio interno, che potrebbero richiedere l’intervento chirurgico.

Tra le malattie che possono colpire l’orecchio interno, infine, ricordiamo la labirintite, un’infiammazione del labirinto membranoso che si presenta tipicamente con vertigini, nausea, vomito, acufene (una sorta di fischio o ronzio nelle orecchie) e/o perdita dell’udito. Può essere causata da virus, batteri o malattie sistemiche. Per la diagnosi il medico può avvalersi di una serie di esami di accertamento (come audiometria, test vestibolari, risonanza magnetica), anche per escludere o meno altre patologie con sintomi simili (tra cui la sindrome o malattia di Ménière, condizione cronica che provoca perdita dell’udito, acufene ed episodi ricorrenti ed invalidanti di vertigini).
I possibili trattamenti dipendono dalla causa scatenante e possono includere antibiotici, antivirali o farmaci steroidei. Quando la labirintite acuta è risolta possono però persistere sintomi vestibolari, come problemi di equilibrio e vertigini, per cui viene generalmente consigliato anche un percorso di riabilitazione vestibolare per imparare a gestirli e migliorare la qualità della vita. Dopo casi gravi di labirintite, possono permanere sordità o acufeni che richiedono apparecchi acustici o terapie specifiche.